La sconfitta di Pisa al largo dell’arcipelago della Meloria nel 1284 riempì le prigioni genovesi di prigionieri pisani. Alcuni dei prigionieri erano copisti o lo divennero durante la prigionia e copiarono decine di manoscritti sia in latino che in francese, occitanico e italiano. Si tratta quasi sempre di codici miniati. Nell’ultimo ventennio, storici dell’arte e filologi hanno studiato e allargato questo corpus che presenta caratteri di coesione del tutto eccezionali. Il presente articolo è consacrato allo studio della scripta dei codici scritti in francese fissandone il numero attuale a quarantasette. Insieme a tratti toscano-occidentali (il dialetto della maggior parte dei copisti), si rinvengono numerosi tratti conformi al tipo genovese medievale (è il caso, per es., del ms. fr. 1116 del Devisement dou monde di Marco Polo). Alcuni codici del corpus presentano inoltre caratteristiche scriptologiche “alloglotte” che si possono considerare come altrettanti occitanismi o come appartenenti alla speciale koiné del “francese di Oltremare”. La loro presenza può essere spiegata attraverso due divergenti ipotesi, analizzate nell’ultima parte dell’articolo: l’ipotesi di una loro preesistenza nei modelli utilizzati dai copisti pisano-genovesi e l’ipotesi del ricorso cosciente dei copisti a modelli scriptologici che godevano di sicuro prestigio quali appunto la scripta di oltremare e l’occitanico dei canzonieri trobadorici.
The defeat of Pisa in the battle off the coast of the Meloria Islands in 1284 filled the Genoese jails with prisoners. Some of these prisoners were or became scribes during their period of detention. They were responsible for the writing of several Latin and vernacular manuscripts, most of which have also been illuminated. In the last two decades art historians and philologists have studied and enlarged this exceptional corpus. This paper, while fixing to forty-seven the current amount of the manuscripts written in French, investigates the particulars features of their scripta. Besides features pertaining to Western Tuscan dialects, the native language of most of the scribes, we can detect features pertaining to the Genoese medieval dialect (this is the case, for instance, for the ms. BnF, fr. 1116 of Marco Polo’s Devisement dou monde). Some of the manuscripts of the corpus also show features which can be deemed as being Occitanisms or pertaining to that particular linguistic mixture known as the “French of Outremer”. The final part of the paper investigates two divergent hypothesis: the one of assigning these features to the models copied by our scribes and, on the other hand, the one of their being the result of a particular rendering of highly fashionable scriptae such as the French scripta of Outremer or the Occitan of the Troubadours songbooks.